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Progetto Occorsio

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“La giustizia adotta la Scuola“

“La giustizia adotta la Scuola“ - Fondazione Vittorio Occorsio

Il progetto ha coinvolto gli alunni in un percorso formativo guidato, focalizzato sullo studio del terrorismo degli anni Settanta-Ottanta e sulla cultura della legalità.
L’attività ha fornito gli strumenti per l’acquisizione di un giudizio critico e consapevole sul ruolo della cittadinanza attiva, attraverso uno sguardo attento e avveduto sulle diverse forme di deviazione della legalità.

Referente prof.ssa Teresita Tarantino

Lettera di ringraziamento del Pres. CS FVO

Si allega la lettera in oggetto.

Allegati:
Scarica questo file (Ringraziamento DS e Docenti.pdf)Ringraziamento DS e Docenti.pdf[ ]99 Kb

Prima edizione Progetto Occorsio

L’IC MAZZINI MODUGNO è uno dei 40 istituti scolastici di Italia che partecipa al progetto “VITTORIO OCCORSIO: LA SUA STORIA, LA NOSTRA STORIA” promosso dal Ministero dell’Istruzione e la Fondazione Occorsio, nell’ambito delle iniziative finalizzate alla cultura della legalità e della cittadinanza attiva.
Si tratta di un progetto sperimentale attraverso il quale “la giustizia adotta la scuola” al fine di creare un processo di continuità per contribuire alla formazione di una cultura competente nell’affrontare questo presente e questo futuro, in grado di assicurare alle giovani generazioni la memoria degli anni ‘70 dello scorso secolo.
Il progetto prevede l’adozione di una classe da parte di un magistrato, che condurrà gli studenti nel percorso di conoscenza e conservazione della memoria degli anni di Piombo. Gli studenti saranno seguiti anche da un gruppo di giovani storici che potranno fornire loro materiale (anche grazie alla partecipazione delle Teche RAI) e supporto scientifico.
L’obiettivo è fornire agli studenti, tramite la conoscenza di quegli anni, strumenti per un giudizio critico e consapevole sul ruolo della cittadinanza attiva e, con essa, uno sguardo attento e avveduto sulle diverse forme di deviazione dalla legalità.

Come ha dichiarato il Ministro Bianchi:
"La storia degli anni Settanta per molti di noi è una memoria dolorosa. Ma va raccontata come la storia di un Paese che è riuscito a reagire, è riuscito a trasformare il sacrificio di molti uomini dello Stato in una lezione di vita collettiva, in una straordinaria lezione di Educazione civica. Il rischio più grosso che noi abbiamo è che ci siano dei lutti, ma noi non siamo capaci di elaborarli e trasformarli in memoria viva. Questo è il lavoro grandissimo e difficilissimo che sta facendo la Fondazione".

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